L’intervento di Junker In quest’Europa manca l’unione Il discorso del presidente Juncker, il primo sullo stato dell’Unione, fotografa perfettamente la situazione che ci veniamo a trovare: quello che manca in Europa è proprio l’unione. L’emergenza dei profughi lo dimostra. Prima ancora della solidarietà si tratta di una di umanità e c’è chi si è messo a costruire muri con il filo spinato. Il bello è che Orban lamenta di non avere abbastanza operai per erigere il suo muro. Finirà con l’assumere i profughi che vorrebbe respingere per costruirlo. E la nostra non è una battuta, proprio Eli Wiesel, solo qualche giorno fa ricordava quello che Orban si è dimenticato e cioè che la nostra storia è spesso sempre una storia di migranti e di profughi e chi vive in Ungheria dovrebbe capirlo meglio di molti altri. Fa piacere il presidente Junker ne sia perfettamente consapevole e lo abbia detto. È chiaro che ci troviamo di fronte a cifre spaventose rispetto ai nostri standard ma Stati membri e istituzioni devono saperla fronteggiare perché per quanti possano essere restano lo 0,11% della popolazione dell’Unione europea, per cui si fa tanto fracasso per poco, considerato che in Libano, i profughi siriani rappresentano il 25% della popolazione, e si tratta di un Paese con solo il quinto del nostro livello di benessere. Poi è chiaro che bisogna pensare alla stabilità di paesi come la Libia e come la Siria e non solo, ma poiché le soluzioni sono complesse e noi europei ci siamo sempre più ritirati dalla cooperazione, dopo aver fatto disastri, intanto mettiamoci una mano sulla coscienza per aiutare chi si trova in condizioni disperate, come è nostro dovere e anche nostro interesse, perché pensare che una qualche barriera possa fermare questo fenomeno, significa porsi fuori dalla realtà. Junker non pensa che Italia, Grecia e Ungheria con i loro 160mila profughi debbano essere lasciate sole e questo è il primo passo perché ogni paese faccia la sua parte. La sfida è molto impegnativa, se si pensa anche solo alla necessità di un canale di immigrazione legale, contro la tratta di esseri umani. Bisogna poi avere anche consapevolezza dei nostri mezzi. Con una popolazione europea che invecchia, serve bisogno di sangue giovane e talenti che possano arrivare da ogni parte del mondo. Questo sempre se vorremo avere un qualche futuro. L’alternativa è chiudersi in salotto e far puntare i cannoni sul mare a sparare sui barconi. Roma, 9 settembre 2015 |